HANAFUBUKI, O LA TEMPESTA DEI FIORI DI CILIEGIO - 26 aprile 2021
Come era stato preannunciato nell’approfondimento del 22 marzo, dedicato al libro di Yen Mai “Il Pensiero Giapponese”, ho deciso di dedicare alcuni dei miei interventi in questa sezione del Sito a elementi delle cultura e della lingua giapponese che a mio parere risuonano nelle vicende di tutti noi, indipendentemente dall’essere o meno coinvolti in un percorso di psicoterapia, e indipendentemente dalla posizione che ricopriamo in quel percorso se decidiamo di intraprenderlo. L’acutezza e la profondità della cultura del Sol Levante sono in grado di aiutarci, magari solo descrivendo in modo semplice e puntuale nostri modi di agire e di pensare.
In Giappone come dovunque, l’arrivo della primavera muove l’emotività delle persone con un messaggio di rinascita e ottimismo. Le giornate si allungano, la temperatura si alza, la natura si risveglia, insomma avviene una serie di eventi che suscitano sensazioni positive e orientate a un futuro che appare finalmente pieno di promesse dopo il letargo invernale.
In questo Paese però il sentimento è più complesso, ed evoca immagini contrastanti, ma al tempo stesso estremamente significative. In questo periodo in Giappone si celebra la festa dell’hanami, il momento in cui fioriscono i sakura, cioè i boccioli di ciliegio. Si tratta di una festa che ha solidissime radici nella cultura nipponica, poiché le prime notizie su di essa risalgono addirittura all’ottavo secolo dopo Cristo.
Attorno ai sakura si celebra quindi la festa della rinascita e della bellezza, che però nella cultura giapponese di derivazione buddista è strettamente intrecciata al concetto della mortalità e della capacità di vivere il presente. I fiori di ciliegio non sono destinati a vivere in eterno, e qui sta un po’ la magia dell’hanami, e qui si colloca la meraviglia che è l’evento dell’hanafubuki, che è traducibile in italiano con “nevicata dei fiori di ciliegio”. I colpi di vento che un po’ alla volta spogliano gli alberi dei loro fiori richiamano l’instabilità dell’esistenza e la necessità di cogliere ciò che la vita offre al momento. Non a caso i giapponesi in questo fenomeno colgono l’occasione per commemorare i propri defunti. Come gli uomini i fiori sbocciano, vengono ammirati nella loro bellezza e infine un vento frizzante li spinge verso la propria fine. La loro bellezza sta nell’essere tantissimi, nel formare una fiumana svolazzante di colori. E qui si ha un ulteriore parallelismo con la vita dell’uomo, vista nella sua interdipendenza con le vite dei suoi simili.
Insomma, la fragilità della vita e la sua essenza effimera sono meravigliosamente rappresentate dalla tempesta dell’hanafubuki e dalla conseguente caduta dei fiori. Perché nella cultura giapponese ognuno di noi è un fiore di ciliegio.