Anne Tyler - La treccia alla Francese - Guanda
La trama abbraccia circa 60 anni nella vita di una famiglia americana; siamo in Pennsylvania, e i Garrett (papà, mamma e tre figli) conducono una esistenza piena di lavoro (lui) tormenti apparentemente sopiti (lui) e normale confusione infantile e adolescenziale (i tre figli). Non c’è un unico protagonista, uno dei non pochi pregi di questo libro è l’equilibrio nel descrivere personalità e scelte di tutti i componenti della famiglia, e talvolta anche di qualche soggetto a essa esterno, che prende la scena qua e là.
La vicenda però ruota attorno a un evento che si sviluppa progressivamente lungo l’intero sviluppo del libro: si tratta della lenta e inesorabile separazione dei due genitori. La madre, ormai in età abbastanza avanzata, prende in affitto un piccolo appartamento non distante dalla casa in cui ha abitato tanti anni; inizialmente l’obiettivo dichiarato è quello di avere a disposizione un atelier dove dipingere in totale tranquillità. Poi l’atelier inizia a riempirsi di oggetti personali della donna che un po’ alla volta si trasferisce stabilmente nella propri nuova casa.
Leggendolo ho pensato a un Frenzen meno complesso, ma comunque efficace. È vero, cambiano gli aggettivi: Frenzen racconta saghe, questa è una storia familiare. La descrizione dei personaggi di Frenzen può essere definita memorabile, questa è più semplice e misurata. Le vicende narrate da Frenzen sanno essere laceranti, questa narrata dalla Tyler propone una carezza di plausibilità. Però è un libro da leggere, che nello spazio lasciato ai personaggi di cui scrivevo sopra permette al lettore di affrontare senza preconcetti la lettura della vicenda. Tutti hanno un ruolo, una dignità, sentimenti, pensieri, e tutti attuano le proprie scelte con un proprio interiore sentimento di inevitabilità e giustizia.
La famiglia Garrett non viene distrutta dal progressivo allontanamento della madre, viene trasformata in qualcosa di diverso ma comunque vitale. Lo stesso marito, descritto come personaggio privo di slanci emotivi particolari, mostra una tale capacità di rimanere al proprio posto e di non opporsi – quantomeno ottusamente – a ciò che sta accadendo e che lui non vorrebbe, da lasciare un senso di rispetto e di mistero, ancora più marcato della moglie. I figli poi sono una piccola lezione di narrativa, con le proprie diversità che evolvono progressivamente man mano che crescono, e che li mantengono fortemente caratterizzati e così fortemente riconoscibili. Cinque personaggi, talmente ben descritti che alla fine – e questo secondo me è un effetto collaterale della maestria narrativa – il lettore non riesce a ricordarne solo uno, né a prendere le parti di nessuno di essi.