Inoue Yasushi - Il Fucile da Caccia - Adelphi
Innanzi tutto siamo di fronte a un libro strutturalmente perfetto, narrato integralmente da un punto di vista femminile (pur essendo l’autore un uomo) la cui costruzione è geometricamente ineccepibile: un breve antefatto, e la successiva ricezione da parte dell’io narrante di tre lettere.
In queste tre lettere altrettante donne – due sorelle e la figlia di una di esse – narrano la medesima vicenda dai loro specifici punti di vista. È una storia d’amore durata tredici anni (il numero tredici ricorre nei racconti di Yasushi Inoue, così come il numero tre) e si è conclusa tragicamente con il suicidio di una delle tre donne.
La sensazione che accompagna per tutta la lettura di questo libro è di perfezione: ognuno dei tre personaggi femminili narra la propria vicenda e motiva le proprie scelte comunicando un senso di necessità che sembra non averle dato scampo. Ognuna ha recitato il ruolo che il destino le ha consegnato, e per quanto si sia sforzata al meglio delle proprie possibilità non avrebbe potuto averne uno diverso.
La vicenda nel suo complesso consegna al lettore un senso di sottile desolazione per ciò che ogni persona nasconde, per il segreto della sua vera essenza non visibile dal prossimo. Un’anima segreta paragonata in modo felice da uno dei personaggi a un “serpente” che abita in stanze inavvicinabili dal prossimo, fuori dal potere e dal controllo del loro stesso proprietario.