Paul Watzlawick - Il Linguaggio del Cambiamento - Un. Ec. Feltrinelli
Si è parla sempre molto del concetto di “irriverenza” da parte di alcuni psicoterapeuti. Nella Sistemica questa caratteristica viene spesso associata a Gianfranco Cecchin, uno dei fondatori del cosiddetto Milan Approach. Eppure quello della “irriverenza” è un concetto sfuggente, che può assumere tinte vicine alla maleducazione, all’irrispetto o essere più accostato a una curiosità priva di remore. Se è quest’ultima l’accezione da dare al termine “irriverenza”, essa si individua in tanti scrittori sistemici, tra gli altri Mara Selvini Palazzoli, Jay Haley e per l’appunto Paul Watwlawick.In questo breve testo viene affrontato il linguaggio terapeutico. Vengono approfondite le funzioni cerebrali legati agli emisferi sinistro e destro, le diverse lingue che tali emisferi sono in grado di percepire e il modo in cui il terapeuta può entrare in contatto con il proprio cliente per agevolare il cambiamento attraverso tre tecniche fondamentali (e interconnesse): utilizzando forme linguistiche proprie dell’emisfero destro, inducendo il blocco dell’emisfero sinistro e attraverso la prescrizione di comportamenti. Il riferimento è spesso alla terapia ipnotica, in particolar modo all’approccio di Milton Erickson. L’idea è che il linguaggio proprio dell’emisfero destro sia quello realmente in grado di agevolare il cambiamento, sia nella pratica ipnotica, sia in quella terapeutica in senso più ampio.
Tornando a quanto scrivevo all’inizio, ecco una citazione sulla psicoterapia: “ovunque, eccetto che nella psicoterapia classica, viene accettato come ovvio dato di vita che non esistono soluzioni perfette e raggiunte una volta per sempre, che i problemi possono ripresentarsi” (pag. 152). Un altro bell’esempio di irriverenza, relativa alla pretesa ingenua che il cambiamento debba essere sempre definitivo.