PREMESSE DELL'ATTIVITA' DI MEDIAZIONE - 15 settembre 2020
L’attività di mediazione normalmente inizia nel corso di una procedura di separazione già iniziata, o addirittura successivamente, quando magari è già stata pronunciata la sentenza di divorzio ma uno o entrambi gli ex coniugi sentono di avere ancora situazioni aperte di cui discutere.
Il mediatore deve tenere presente un elemento fondamentale nel proprio approccio ai clienti: se una coppia si trova in mediazione è probabile che non riesca a dividere il proprio rapporto genitoriale dal conflitto coniugale, che di conseguenza tende a invadere anche il rapporto genitoriale che nelle aspettative di tutti (ma soprattutto per le esigenze dei figli) dovrebbe rimanere integro. Il compito del mediatore è quello di agevolare questo isolamento.
Lo scopo del suo intervento è che venga compreso come il rapporto tra l’ex marito e l’ex moglie si è interrotto per quanto attiene alla linea della coniugalità, ma rimane e deve rimanere ben saldo per quanto attiene alla linea della genitorialità, come si vede dallo schema sotto riportato, tratto da una elaborazione di Roberta Marchiori (docente del Centro Padovano di Terapia della Famiglia nonché mediatrice familiare) nel suoi Studi sul Genogramma.
L’atteggiamento del mediatore può variare in base alla sensibilità e alle caratteristiche del singolo operatore. Potrà essere tendenzialmente di ascolto, oppure direttivo, o come accade più spesso alternare atteggiamenti e approcci diversificati nelle varie fasi, cercando di dirigere (mai negandolo) il conflitto e lasciando spazio agli interventi di entrambe le persone coinvolte nel percorso.
Su un aspetto però non sono possibili differenze: l’atteggiamento del mediatore deve essere improntato alla massima imparzialità, e deve accuratamente evitare qualsiasi atteggiamento giudicante. Un atteggiamento autenticamente imparziale in primo luogo gli permette di evitare di aggiungere il proprio nome al lungo elenco di parenti e amici che in qualche modo hanno ritenuto di dover dire la loro a favore o contro i protagonisti della separazione. In secondo luogo costituisce il primo passo per l’acquisizione di un ruolo riconosciuto e accettato di facilitatore dei rapporti, che è poi l’essenza stessa della mediazione. D’altra parte, come acutamente afferma Emery nel suo libro “Il Divorzio. Rinegoziare le Relazioni Familiari”, non esiste mai un solo divorzio, ma esiste il divorzio vissuto da una parte, e il divorzio vissuto dall’altra. Se il mediatore prendesse anche minimamente posizione rischierebbe di perdere l’efficacia e la comprensione di una delle due vicende, e questo lo porrebbe in uno stato di non conoscenza e non comprensione tale da impedirgli di svolgere efficacemente il proprio ruolo.