DONNE, FAMIGLIA E LAVORO IN GIAPPONE - 10 dicembre 2020

La monografia dedicata al Giappone della rivista The Passenger, edita dalla Casa Editrice Iperborea, ha ospitato un interessante intervento sulla condizione della donna in Giappone nella doppia appartenenza al proprio sistema familiare e lavorativo. L’autrice è Sekiguchi Ryoko, una poetessa e traduttrice di origine locale, ormai residente a Parigi da anni.

Gli elementi di interesse di questo articolo sono vari. Il primo consiste nel fatto che viene narrata un’esperienza diretta, quella della famiglia dell’autrice, lungo un arco temporale che copre il ventennio degli anni Ottanta e Novanta. Il secondo riguarda l’analisi della descrizione dei cambiamenti intervenuti nella condizione femminile e il parallelo andamento della situazione economica e sociale del Giappone. Infine sono interessanti alcuni parallelismi con la realtà italiana, che offrono esiti per certi versi sorprendenti.
Emerge innanzi tutto come negli anni Settanta, quando la maggior parte delle donne svolgeva il ruolo esclusivo di madre e moglie, fosse l’ambiente circostante – il vicinato – l’unica possibilità di relazione sociale che consentiva loro di uscire dalle mura domestiche. Esisteva un proliferare di corsi di creazioni di carta o di bambole, ricamo e cucito o corsi di cucina. E questi corsi erano tenuti da altre donne, che in questo modo conquistavano una minima autonomia economica e una dignità lavorativa, per quanto mal vista e spesso ostacolata dai loro uomini.
La situazione è cambiata negli anni Novanta, quando le donne hanno cominciato a lavorare stabilmente fuori da casa, all’inseguimento di un’equiparazione agli uomini che in realtà sul piano lavorativo e salariale in Giappone non è mai arrivata. È però cambiato profondamente il ruolo della donna e la sua posizione nei rapporti di forza familiari, nonostante una forte resistenza del Paese del Sol Levante nei confronti dei cambiamenti culturali.
A tutt’oggi nella classifica mondiale delle donne con ruoli senior in azienda il Giappone occupa l’ultimo posto a livello mondiale, e questo sta comportando un vero e proprio “riflusso”, poiché molte donne – deluse da aspettative di equiparazione tradite - cercano di tornare a lavorare a casa, magari organizzando corsi per il vicinato come accadeva tanti anni fa.
Interessante, sempre a proposito di questa classifica, il posto occupato dall’Italia, che si colloca attorno a un tutto sommato onorevole decimo posto a livello mondiale per la percentuale di donne che rivestono ruoli apicali in azienda. La differenza tra Giappone e Italia sembra essere il rifugio nell’ambiente domestico, che per le donne giapponesi rimane un ambito fortemente attraente di autonomia – probabilmente per il sostanziale disinteresse degli uomini nei confronti delle cose di casa – mentre le donne italiane sembrano maggiormente orientate alla realizzazione lavorativa. Sarà interessante osservare i residui della crisi originata dal Covid quali effetti lasceranno dietro di loro anche in questo ambito.