OMOIYARI, O L'IMPORTANZA DELLE EMOZIONI ALTRUI - 16 maggio 2021

Come era stato preannunciato nell’approfondimento del 22 marzo, dedicato al libro di Yen Mai “Il Pensiero Giapponese”, ho deciso di dedicare alcuni dei miei interventi in questa sezione del Sito a elementi delle cultura e della lingua giapponese che a mio parere risuonano nelle vicende di tutti noi, indipendentemente dall’essere o meno coinvolti in un percorso di psicoterapia, e indipendentemente dalla posizione che ricopriamo in quel percorso se decidiamo di intraprenderlo. L’acutezza e la profondità della cultura del Sol Levante sono in grado di aiutarci, magari solo descrivendo in modo semplice e puntuale nostri modi di agire e di pensare.


Il concetto di omoiyari indica il rispetto per la persona che si ha accanto. L’idea alla base è ci si debba allontanare dai propri interessi e curarsi del prossimo, facendo del bene per stare bene noi. Non richiede necessariamente grandi gesti, si misura anche nelle piccole cose.

Il termine omoiyari non ha un significato preciso in italiano. È composto dal termine “omoi”, che significa “avere cura degli altri”, e da “yari”, che è un sostantivo che deriva dal verbo “yaru” che significa “mandare qualcosa a qualcuno”. L’ omoiyari è insomma il mandare agli altri i propri sentimenti altruistici.

Spiegato con altre parole, l’ omoiyari consiste nell’unione dei termini ”altruismo”, “compassione” e “empatia”. L’altruismo è il sacrificio personale volto al bene di un’altra persona. La compassione rimanda alla condivisione del dolore e delle difficoltà. L’empatia è la capacità di provare sulla propria pelle i sentimenti altrui, al fine di raggiungere la maggiore corrispondenza possibile tra l’io e il tu.

L’omoiyari richiede anche di possedere una intuitiva comprensione dei sentimenti altrui, che aiuti a capire cosa fare e cosa non fare, senza alcuna macchinazione, senza aspettative di ricompense, mettendo anzi in conto che non arrivi nemmeno un ringraziamento, o che il proprio comportamento non venga nemmeno riconosciuto o compreso. In questo si spiega il concetto dello stare bene facendo del bene: perché non si hanno aspettative nell’atteggiamento altrui, ma soltanto il piacere di essere stati utili.

Un’ulteriore malinteso in cui non cadere: l’omoiyari non richiede sempre un’azione. Può essere un atteggiamento omoiyari anche l’astenersi da ogni azione, il farsi da parte, o anche semplicemente l’ascoltare, il che rende questo atteggiamento così simile all’ascolto rispettoso che citando la grande psicoanalista Luciana Nissim Momigliano è l’essenza del comportamento dello psicoterapeuta nei confronti del proprio cliente.