2. Caryl Chessman - Cella 2455 Braccio della Morte - Baldini Castoldi
La vicenda è quella di Caryl Chessman condannato a morte nel 1948, che lottò per 12 anni nel braccio della morte per avere salva la vita. Era accusato essere il “bandito della luce rossa”, autore di rapine, sequestri di persona e violenze sessuali. Chessman venne condannato a morte pur in assenza di omicidi a causa della “legge Lindbergh”, approvata dopo l’uccisione del figlio di due anni dell’aviatore Charles Lindbergh, che puniva con la pena capitale anche il solo rapimento.
Chessman decise di intraprendere due sfide. Pur essendogli stato assicurato da parte dell’accusa che se si fosse dichiarato colpevole sarebbe stato condannato a una semplice pena detentiva, decise di rifiutare l’accordo e si dichiarò innocente, accettando di correre il rischio di una condanna a morte. Inoltre decise di difendersi da solo, sfidando il detto “chiunque si difende da solo ha uno sciocco come cliente”.
Dopo la condanna iniziò la propria battaglia legale per aver salva la vita a colpi di ricorsi e richieste di revisione fino al 2 maggio 1960, quando venne giustiziato proprio nel momento in cui era arrivato un ennesimo rinvio. Fu però impossibile interrompere l’esecuzione perché l’apertura della camera a gas per salvarlo avrebbe messo a rischio la salute dei testimoni presenti nella stanza accanto.
Il libro – che è il più famoso dei 4 che ha scritto - è la storia della sua vita, dall’infanzia difficile ai primi reati, alle prime esperienze in riformatorio e poi in carcere, alla consolidata carriera di delinquente con una passione per la letteratura incombente e mai realizzata, fino alla vicenda del suo processo. È una narrazione che trasmette un senso di inevitabilità, un perfetto concerto di eventi esterni e scelte di Chessman coerentemente indirizzati verso l’epilogo drammatico che il lettore vive come ineluttabile.