Qual è il senso di una sezione in cui si commentano libri - la maggior parte dei quali di narrativa - in un sito di Psicoterapia e Mediazione Familiare?
Apparentemente nulla. Ci si aspetterebbero commenti sulla depressione o sull'ansia, ma i libri cosa c'entrano?
La mia opinione è che i libri c'entrano eccome.
Come lettore mi aprono a mondi plurimi rispetto al ristretto orizzonte della mia vita quotidiana.
Come terapeuta mi raccontano vicende, modi di pensarle e affrontarle che tanta similitudine hanno con le storie che sento ogni giorno nel mio lavoro.
E mi permettono di imparare, pagina dopo pagina.

Andre Agassi - Open. La mia storia - Einaudi

Questo è un libro strano.

A prima vista – sapendo chi sia Andre Agassi – potrebbe sembrare un libro esclusivamente per chi ama il tennis, o perlomeno lo sport. E per certi versi è così: sono riportati aneddoti, racconti di partite, profili e descrizioni dei grandi giocatori degli Anni Ottanta, Novanta e Duemila; si parla tra gli altri di Pete Sampras, Boris Becker, Jimmy Connors, John Mc Enroe ovviamente Steffi Graf (che di Andre Agassi è divenuta moglie) e tanti altri; si affrontano e si descrivono le questioni tecniche e i giochi psicologici dietro a un incontro di tennis ad altissimo livello; si riportano statistiche e si descrivono singoli scambi o game e tutto ciò a un appassionato di tennis non può che piacere.

In realtà “Open” parla di tennis, ma non è un libro sul tennis. È un libro che racconta il faticoso rapporto con un padre despota che ha violato la prima Regola della genitorialità, in base alla quale è fatto divieto di delegare al figlio la realizzazione dei propri sogni. Da questa violazione deriva la vita di Agassi, improntata da un lato alla ricerca del successo vissuta come condanna, e dall’altro all’estenuante ricerca della perfezione, in una specie di viaggio nell’incubo di un mondo dorato nel quale probabilmente – con un padre diverso – egli non avrebbe mai abitato.

La scrittura è fluida e la narrazione avvincente: nonostante si tratti di un libro di quasi 500 pagine il lettore non si stanca e le legge fino alla fine, completamente preso dalla vicenda. È capitato a me ed è capitato a molta gente che conosco, appassionata di tennis oppure no. È per questo che ho descritto “Open” come un libro che parla “di” tennis ma non come un libro “sul” tennis; i temi che solleva e di cui parla appartengono a tutti noi, e riguardano fondamentalmente il dover far i conti con un destino non scelto e non voluto, il barcamenarsi, il galleggiare e l’accettare ruoli e vicende che non sentiamo nostri, e queste sono tematiche e destini che almeno in parte sono universali.