Qual è il senso di una sezione in cui si commentano libri - la maggior parte dei quali di narrativa - in un sito di Psicoterapia e Mediazione Familiare?
Apparentemente nulla. Ci si aspetterebbero commenti sulla depressione o sull'ansia, ma i libri cosa c'entrano?
La mia opinione è che i libri c'entrano eccome.
Come lettore mi aprono a mondi plurimi rispetto al ristretto orizzonte della mia vita quotidiana.
Come terapeuta mi raccontano vicende, modi di pensarle e affrontarle che tanta similitudine hanno con le storie che sento ogni giorno nel mio lavoro.
E mi permettono di imparare, pagina dopo pagina.

John Fante - Chiedi alla polvere - Marcos y Marcos

Leggere John Fante equivale a un riposo dell’anima. So di avere espresso con parole simili lo stesso concetto nel commento a qualche altro libro di questo autore, ma non c’è niente da fare, la sensazione che mi accompagna quando apro un suo libro torna sempre, ed è sempre quella.

Il suo modo di scrivere è perfetto, ritmato senza essere eccessivo, con una dose misurata di ironia che tiene lontano il lettore dalla noia ma anche dagli eccessi del grottesco, mentre le trame si sviluppano con un concatenarsi dei fatti che avvince senza mai sorprendere troppo. Fante non è uno scrittore interessato a scenari a effetto, e i suoi personaggi hanno punti in comune con chiunque li legga: insoddisfatti costruttori del proprio futuro, immersi il più delle volte nel proprio precario presente, comunicano al lettore anche nelle loro cadute o nei loro errori un senso di plausibilità che gli permette una identificazione costante. Non sempre – ovviamente – ci si trova nelle condizioni di pensare “anche io avrei fatto così”, in compenso non manca mai la comprensione per i guai in cui i personaggi si cacciano, l’idea che poteva anche andare così e non c’è nulla di cui sorprendersi.

In “Chiedi alla Polvere” si assiste all’agitarsi del giovane aspirante scrittore Arturo Bandini, immigrato negli Stati Uniti, relegato ai margini non solo geografici della grande città (Los Angeles), intento innanzitutto a riempirsi la pancia, e poi a lavorare per realizzare il proprio sogno di scrittore. Il tutto immerso in sogni a occhi aperti nei quali si immagina scrittore affermato, amante implacabile, filantropo disinteressato, e ai quali fa da contraltare una quotidianità miserabile. Bandini è impegnato nel perseguire il proprio progetto di scrittore, ma è in primo luogo alla ricerca di una propria identità, in una società che lo tiene ai margini nell’indigenza. Per questo pone in essere un atteggiamento razzista e disprezzabile nei confronti di una immigrata messicana della quale si è nel frattempo innamorato, Camilla Lopez, e che rimarrà il sogno irrealizzato, accarezzato e insultato per buona parte del romanzo, prima del riscatto finale. Riscatto che coinciderà con la presa d'atto dell'irrealizzabilità del sogno d'amore di Arturo, con una donna da sempre preda di un altro amore (il barista Sammy) e ora preda anche della droga, perciò definitivamente irraggiungibile.