Qual è il senso di una sezione in cui si commentano libri - la maggior parte dei quali di narrativa - in un sito di Psicoterapia e Mediazione Familiare?
Apparentemente nulla. Ci si aspetterebbero commenti sulla depressione o sull'ansia, ma i libri cosa c'entrano?
La mia opinione è che i libri c'entrano eccome.
Come lettore mi aprono a mondi plurimi rispetto al ristretto orizzonte della mia vita quotidiana.
Come terapeuta mi raccontano vicende, modi di pensarle e affrontarle che tanta similitudine hanno con le storie che sento ogni giorno nel mio lavoro.
E mi permettono di imparare, pagina dopo pagina.

Raymond Carver - Di Cosa Parliamo Quando Parliamo d'Amore - Minimum Fax

17 racconti, bellissimi e splendidamente costruiti. “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore” è il primo successo di Carver, uscito nel 1981, che fece conoscere uno stile minimalista ed essenziale che in realtà a Carver non apparteneva del tutto. Gran parte del merito di questo stile è in realtà dell’editor di Carver, Gordon Lish, che ridusse al minimo lo sviluppo di buona parte dei racconti, scatenando oltretutto la rabbia dello stesso Carver che non avrebbe voluto questa operazione, che definì una sorta di amputazione utile a fare entrare i suoi racconti in una scatola “in modo che il coperchio si chiuda bene”.

Si impongono a questo proposito tre considerazioni. La prima è che indubbiamente uno degli elementi caratteristici di alcuni di questi racconti è il senso di frustata che comunicano al lettore, e in questo senso lo stile minimalista aiuta. La seconda considerazione riguarda il fatto che il ruolo di un editor è spesso poco pubblicizzato, ma non è infrequente che intervenga in modo importante sulla struttura degli scritti, per cui non c’è da scandalizzarsi del suo ruolo anche in questo caso.La terza e più importante considerazione è che i pregi della scrittura di Raymond Carver sono molti altri: in questa raccolta di racconti ce ne sono almeno due, apparentemente opposti: il primo è la capacità di giocare in modo poderoso sul sottinteso.
Il secondo consiste nella capacità opposta, quella di narrare i dettagli di una conversazione con la capacità di riportarne lo sviluppo letterale, narrandone tutti i minimi aspetti senza che il lettore si perda. Un esempio di questa capacità formidabile è nel racconto che dà il titolo al libro: due coppie si trovano attorno a un tavolo prima di andare a cena, a bere gin e acqua tonica. Bevono, fumano e soprattutto discorrono dell’amore, eventi passati, rapporti attuali, progetti, mentre i discorsi si avvitano su se stessi man mano che sale il tasso alcolico.
E la capacità del sottinteso? Un suo esempio è nel primo racconto, “Perché non ballate?”, nel quale la semplice svendita dell’arredamento di casa di un enigmatico personaggio a due ragazzotti racconta - senza mai parlarne - di una vita perduta e priva di speranza, enfatizzata dalla totale inconsapevolezza con cui i due ragazzi acquistano gli oggetti dell’arredamento e poi commentano la vicenda. Un accenno di luce sembra sfiorare la ragazza alla fine del racconto, ma è solo un’illusione: “non smetteva di parlarne. Lo raccontava a tutti. C’era qualcos’altro da dire e lei tentava di tirarlo fuori. Ma dopo un po’, smise di provarci”.