Qual è il senso di una sezione in cui si commentano libri - la maggior parte dei quali di narrativa - in un sito di Psicoterapia e Mediazione Familiare?
Apparentemente nulla. Ci si aspetterebbero commenti sulla depressione o sull'ansia, ma i libri cosa c'entrano?
La mia opinione è che i libri c'entrano eccome.
Come lettore mi aprono a mondi plurimi rispetto al ristretto orizzonte della mia vita quotidiana.
Come terapeuta mi raccontano vicende, modi di pensarle e affrontarle che tanta similitudine hanno con le storie che sento ogni giorno nel mio lavoro.
E mi permettono di imparare, pagina dopo pagina.

Raymond Carver - Vuoi Star Zitta per Favore? - Minimum Fax

Nella vita di un lettore si incontrano vari stili, e ovviamente se ne predilige qualcuno rispetto ad altri.
Se per caso tra gli stili preferiti c’è il racconto, Raymond Carver è un punto di arrivo, e ogni appuntamento con un suo scritto viene vissuto con un’emozione del tutto particolare. L’inevitabile esito dopo un suo libro, nel chiudere l’ultima pagina, è racchiuso in una domanda, “e ora cosa leggo?”, con la consapevolezza che difficilmente ci si potrà imbattere in qualcosa dello stesso livello, a meno che non sia ancora di Carver.

In questo libro ci sono 22 racconti. Le tematiche sono quelle tipiche, inconfondibili di questo scrittore (ma forse è più corretto dire della narrativa breve americana): persone quasi come noi, con vite quasi normali, in cui si inserisce la piccola dissonanza, il piccolo paradosso, la contraddizione o l’elemento di desolazione che colora un po’ alla volta tutta la vicenda.
E poi la costante sensazione di attesa. C’è in tutti i racconti, ma ce ne sono alcuni in particolare come "Grasso", "Ventiquattro Ettari", "Creditori" oppure "La Moglie dello Studente" che si leggono aspettando, sentendo montare qualcosa di indefinito, l’attesa per un evento che dia un senso alla vicenda. Poi il racconto finisce e si comprende che ancora una volta Carver il senso lo ha disseminato nell’atmosfera delle pagine, in un modo talmente magistrale che non ha bisogno di essere raccontato in modo esplicito. C’è, è lì, e tanto basta.