Stephen Markeley - Ohio - Einaudi Stile Libero
Il funerale di un ragazzo poco più che ventenne morto in Iraq durante la Guerra del Golfo è il punto di partenza di una vicenda in cui 4 suoi coetanei, ex compagni di college, si dividono equamente la scena, raccontando la propria visione degli anni passati, le proprie ferite e la personale inquietudine per il futuro; il tutto nello sfondo di un paese della profonda provincia americana, perso all’interno dello Stato che dà il titolo al libro.
La sensazione che accompagna l’intera lettura di questo lungo libro è di densità, di opulenza, e la cosa colpisce ancora di più considerando che il libro non è breve (538 pagine). Eppure Markeley non cede, compone la propria opera senza cali di ritmo, senza diminuire la ricchezza delle immagini, la cui potenza evocativa è costante.
Proprio in questo punto di forza, in questa estrema ricchezza di immagini e evocazioni, si nasconde anche il principale elemento di perplessità che suscita questo libro. In Amadeus – il film di Milos Forman dedicato a Mozart – la sceneggiatura fa pronunciare a Antonio Salieri, che di Mozart era invidioso nemico, un commento sulle opere del giovane collega: “troppe note….”.
In quel caso era evidente come ci si trovasse di fronte a un tentativo maldestro di trovare dei difetti al Genio creativo per definizione.
Eppure quella critica, con il dovuto rispetto, riecheggia nella mente anche leggendo questo libro. Un libro è più godibile da parte del lettore nel momento in cui alterna momenti intensi e momenti di respiro, pagine irripetibili e pagine che scorrono leggere.
Una tale dote in questo libro di Markeley manca. Visto il panorama delle pubblicazioni mediamente reperibili il primo pensiero è “avercene di libri con questi problemi….”, però la riflessione resta.