Sandor Marai - Trucciolo - Biblioteca Adelphi
Sandor Marai è uno di quei gli scrittori che prendono per mano il lettore e lo accompagnano un po’ dove pare a loro.Prendiamo ad esempio questo libro, Truciolo. A chi abbia letto “Le Braci” o “L’eredita di Ester” sembra quasi un passatempo, quattro pagine buttate là da un grande scrittore giusto per scrivere qualcosa.
Nelle prime pagine infatti il tono e la narrazione sono leggeri, privi della abituale gravità nelle atmosfere e nei contenuti a cui Maraj ci ha abituati con i suoi precedenti libri: si parla dell’arrivo di un cagnolino all’interno di una famiglia piccolo borghese di Budapest e di tutti i cambiamenti che questo arrivo comporta. La famiglia si adatta alla nuova presenza con una disponibilità per certi versi sorprendente, mentre il cagnetto inizia la propria esperienza esistenziale conoscendo e scoprendo giorno dopo giorno le prospettive a cui non era preparato. La narrazione si alterna tra il punto di vista del padrone di Truciolo e quello dello stesso Truciolo: il primo tratta il cane come una sorta di giovane scapestrato che vuole conoscere un mondo per lui nuovo, facendo fatica ad adattarsi alle sue regole. L’altro affronta questa novità rappresentata dal macrocosmo del condominio nel quale abita come un’occasione di conoscenza continua.
L’intero sviluppo del libro prosegue con leggerezza anche se un po’ alla volta iniziano a spargersi qua e là alcuni indizi che lasciano intendere che la conclusione non sarà per nulla leggera, e il dramma è dietro l’angolo. E infatti l’ultimo capitolo consegna un senso all’intera narrazione molto più in linea con il pensiero dell’autore, e il lettore chiuderà l’ultima pagina della lettura con quel sottile senso di ansia e desolazione a cui Marai ci ha abituati.